"Je pose la tasse et me tourne vers mon esprit. C’est à lui de trouver la
vérité"

mercoledì 27 aprile 2011

Bisogna credere nel progresso. E questa è una delle mie ultime illusioni.

 di Jean Paul Sartre

 
Foto di Denis Olivier
“Ho avuto il bisogno di cominciare a colloquiare con qualcuno. Sì, vi sono stato obbligato perché non potevo più scrivere. E questo ha cambiato dalle fondamenta il mio modo di lavorare, perché fino a quel momento avevo lavorato sempre solo, a un tavolo con una stilografica e dei fogli davanti a me. Adesso, invece, produciamo pensieri in comune. Talvolta rimaniamo di parere contrario, ma c’è uno scambio, che io, alla mia avanzata età, non avrei immaginato.
Da una parte rimango del parere che la vita dell’uomo alla fine si riveli un fallimento, che non raggiunga quello che si è prefisso. L’uomo non riesce neanche a pensare quello che vuole pensare o sentire quello che vuole sentire dentro di sé. Questo conduce a un pessimismo assoluto. In “L’Essere e il Nulla” non l’ho detto, ma adesso ho il dovere di affermarlo. D’altra parte, dal 1945 in poi ho continuato a pensarci su, e adesso sono convinto che la speranza sia la caratteristica più essenziale dell’agire umano. Speranza significa che io non posso intraprendere un’azione senza poter anche contare sulla possibilità di realizzarla.
Foto di Giorgio Bisetti
La mia opera è fallita. Non ho detto tutto quello che volevo dire, né l’ho detto come volevo dirlo, ma c’è un lento movimento della storia in direzione della presa di coscienza tra uomo e uomo. Alla fine, tutto quanto è accaduto ed è riuscito in passato troverà il suo posto, il suo valore. Per esempio quello che io ho scritto.
Questo è ciò che darà alle nostre azioni una sorta di immortalità. In altre parole, bisogna credere nel progresso. E questa è una delle mie ultime illusioni.
L’umanesimo sarà un giorno il modo d’essere uomo, il suo rapporto col prossimo e il suo modo d’essere uomo egli stesso. Ma ne siamo ancora tanto lontano. Siamo, se si vuole, dei bruti, cioè esseri viventi che non sono ancora pervenuti a un traguardo, che forse non raggiungeranno mai, verso il quale però si dirigono.
Essenziale è la morale del rapporto con gli altri. Questo è un tema di grande attualità, che mostrerà tutta la sua importanza quando l’uomo si sarà realizzato. Per morale intendo che una coscienza (è assolutamente  indifferente quale) possieda una dimensione che io nei miei scritti non ho indagato e che del resto solo pochi hanno osservato separatamente: la dimensione del dovere. Il termine dovere è brutto, ma per trovarne uno migliore bisognerebbe inventarlo.
Foto di Giorgio Bisetti
In “L’Essere e il Nulla” ho lasciato il singolo individuo troppo indipendente. Non ho definito ciò che oggi cerco di definire più da vicino: la dipendenza di un individuo in rapporto a tutti gli altri. In altri termini: che cosa significa essere un uomo capace, in comune con il suo vicino, che pure è un uomo, di produrre leggi e istituzioni, attraverso lo svolgimento di una libera scelta, da se stesso, e di creare così un cittadino dello Stato.
La teoria della sovrastruttura elaborata da Marx è bella, ma è completamente sbagliata perché il rapporto principale, quello tra uomo e uomo, è ben diverso. E che cosa sia esattamente, dobbiamo
scoprirlo noi. Io l’ho cercato, ma ho cercato anche altro. Mi sono allontanato dalla “Critica della Ragion dialettica” e soprattutto non ho scritto il secondo volume, perché questa domanda non era ancora maturata dentro di me, o almeno così sembrava. Non sono mai giunto a essere pronto.

[...]

Dobbiamo cercare di spiegare perché il mondo attuale,
che è orribile, sia solo un istante nella lunga evoluzione
storica, perché la speranza sia sempre stata una delle
forze dominanti delle rivoluzioni e perché io stesso
consideri la speranza come la mia visione del futuro”.


Per chi fosse interessato ad una lettura più approfondita, il testo integrale si trova su http://www.loescher.it/librionline/risorse_portalefilosofia/download/DiogeneN11_4.pdf , pag.6

A.

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