Anni cinquanta: un periodo già lontano, ma ricchissimo di avvenimenti che hanno rivoluzionato e condizionano tuttora il nostro modo di vivere e di pensare.
Rivoluzione innanzitutto sul piano delle arti plastiche; in Francia Georges Mathieu consacra la nascita dell' arte gestuale, improvvisando in pubblico le sue grandi composizioni liriche; sull' altra sponda dell' Atlantico, Jackson Pollock inventa la tecnica del dripping; nel frattempo lo svizzero Tinguely crea le sue macchine traballanti e Vasarely introduce il rigore dell'op, mentre l' ombra della guerra fredda e dei conflitti coloniali alimenta il filone della pittura impegnata. In pittura l'inizio della rivoluzione dei Fifties si può far risalire in Europa a un' esposizione di Jean Fautrier, il primo a rompere decisamente con le regole della pittura ad olio tradizionale, mentre Negli Stati Uniti il punto di partenza si può invece datare al 1949, anno in cui Rothko, Newman e Franz Kline inventano un nuovo stile.
In letteratura il decennio si apre in Francia con la morte di André Gide, che conclude un'epoca. Con Robbe-Grillet si inaugura la svolta del Nouveau Roman, che rifiuta lo psicologismo del romanzo moderno concentrandosi sulla realtà, descritta con una precisione quasi fotografica. In Italia nasce il Neorealismo; altri movimenti si diffondono in Europa e America.
A Parigi le creazioni teatrali della Cantatrice Calva di Ionesco e di Aspettando Godot di Beckett segnano la nascita del teatro dell'assurdo, provocando una nuova battaglia tra antichi e moderni.
In architettura s' impone dovunque il modello funzionale. I primi grattacieli distruggono l' armonia orizzontale di Parigi. Il sogno americano contagia l' intera Europa.
Comincia, infine, il regno degli elettrodomestici, si inventano nuovi materiali, nuove forme.
“La nuova arte richiede la fusione di tutte le energie dell’uomo nella creazione e nell’interpretazione. L’essere si manifesta integralmente, con la pienezza della sua vitalità”, scrive Lucio Fontana nel Manifesto Bianco (poi Manifesto Tecnico dello Spazialismo) del 1946 e nelle sue parole premonitrici c’è sintetizzato tutto lo spirito della nuova creatività e i motivi del suo successo.
Negli anni Cinquanta l’arte e l’industria si fondono dando vita ad un connubio magico: nell’urgenza della ricostruzione postbellica è vivo il bisogno di una rigenerazione dei costumi e delle forme e si crea allora uno spazio dove l’utopia e la ricerca sperimentale sposano le rinnovate esigenze della produzione industriale grazie alla lungimiranza di una classe di capitani d’industria “illuminati” e personalità artistiche capaci di intercettare i cambiamenti epocali della società.
Bellezza, praticità, funzionalità le parole d’ordine. Il disegno industriale perde la maschera dell’anonimato e diventa design, vera e propria arte al servizio della società; arte e industria non sono più due mondi separati. «Stile Industria»: forme e stile nella produzione, non solo il nome di una rivista specializzata ma un vero e proprio modo di essere, la forma mentis di un decennio.
Arte di tutti, arte per tutti, design di tutti, design per tutti e architettura per tutti: questi i terreni fondamentali della trasformazione.
Come in un nuovo Rinascimento, l’uomo e gli spazi dove vive e si muove e lavora sono al centro della ricerca e della sperimentazione tanto tecnologica quanto artistica.Anni Cinquanta: anni di trasformazioni, di rivoluzioni. Euforia creativa, spazi e mondi da ricostruire dal nulla, grandi convergenze e grandi divisioni, su tutti i fronti, in politica come nell’arte, quest’ultima con i suoi nuovi realismi, i suoi concetti spaziali, i nuovi fronti, gli in-formalismi: Fontana, Guttuso, Pomodoro, Manzoni nominare solo i maggiori esponenti delle arti plastiche e visive di questo decennio.
Un nuovo rinascimento, si diceva, dove l’uomo torna al centro: l’uomo e i suoi bisogni, reali o indotti, l’uomo e i suoi consumi. La donna e i suoi bisogni e consumi: arrivano in quegli anni in Italia i primi elettrodomestici con il loro sapore d’oltreoceano, la lavatrice, il frigorifero, la televisione. Televisione per pochi, almeno all’inizio, altrimenti si va al cinema e si cerca uno specchio dove rivedere se stessi, tanto nella produzione di genere quanto in quella d’autore.
Consumo, commercio, pubblicità: gli anni Cinquanta sono gli anni dell’esplosione della grafica e del new advertising, la pubblicità come scienza, la pubblicità come arte. E anche questa nuova arte ha i suoi autori e si muovono anch’essi in un terreno tra sperimentazione autonoma e confronto con la tradizione. A.
Le immagini:
- Jackson Pollock, Untitled (Green Silver), 1949 ca
- Lucio Fontana, Concetto Spaziale - Attese, 1959
- La macchina da scrivere Olivetti Lettera 22, 1954
- Pubblicità Vespa
A.
ciao sono claudia mi piace molto il tuo blog
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