Jane Eyre
Ieri sera ho avuto l'immenso piacere di vedere la recente trasposizione cinematografica del classico "Jane Eyre" di Charlotte Bronte diretto da Cary Fukunaga con due degli attori più in voga del momento: una struggente Mia Wasikowska(Jane Eyre) e un affascinante Michael Fassbender(Rochester,nonchè Freud in "A dangerous method".)
Ora, potrei decantarne le infinite bellezze, visibili e non, profondermi in lodi agli attori, rievocarne le parole,intonare la melodia portante, descrivervi con cura certosina gli alberi ingessati dal freddo, il mandorlo in fiore, certe trecce delicate, i colori vibranti della lavanda tra i mattoni o lattei di due rose su un davanzale. Ma non lo farò.
Credo che "Jane Eyre",come tanti altri, sia uno di quei film, che vanno assaporati in silenzio, lentamente, come una delizia di cui si vuole ritardare la fine, come una piccola porzione di perfezione concessa a tutti, come un'illusione spirituale.
Morirete di nostalgia per certi ricordi di letture che non avete mai udito, per busti slanciati come petunie che non avete mai rimirato e poi, quando crederete di esservi finalmente placati in un antico sogno,a film concluso, dovrete raccogliere le vostre cose per andarvene. Proverete una dolorosa soddisfazione mai provata prima e vi sentirete legati al film così come Rochester diceva di esserlo a Jane e vorrete, nel profondo, vivere un uguale disperato perpetuo amore come il loro.
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