"Je pose la tasse et me tourne vers mon esprit. C’est à lui de trouver la
vérité"

mercoledì 26 ottobre 2011

L'arte di essere.

Kiki Smith
(tratto da "Elle" ottobre 2011)

Pyre woman on haunches 2001
Una nuvola di capelli bianchi. Agita solo le mani sottili fiorite di tatuaggi. Una voce esile che quasi fatica a uscire. Eppure la tempra c'è.
L'intervista inizia così alle cinquantaquattresima Biennale di Venezia, in occasione di "Glass street". Non ama le domande, l'approssimazione la infastidisce. "Prestare attenzione alle cose significa dare importanza ai dettagli. Riflettere, fermarsi, prendere il tempo di osservare. In un mondo saturo di informazione, il linguaggio è riduttivo. Ti ritrovi intrappolato in un'idea. Per questo amo l'arte : permette alle esperienze di rivelarsi lentamente. Dotarsi di un vocabolario visivo per scrivere altro. Un pò come occuparmi del mio orto, vedere l'energia che si trasforma. "
Kiki Smith è una quotatissima artista americana. Mostre ovunque, nelle collezioni dei più importanti musei del mondo, dal MoMa di New York al Centre Pompidou a Parigi, dal Guggenheim Museum alla Tate di Londra. Una star, insomma.
Identical Twins 1990
Figlia d'arte nata a Norimberga nel '54, cresce nel New Jersey in una famiglia molto creativa di artisti e artigiani. Un'infanzia leggendaria. Una grande casa piena di oggetti e donne indaffarate, ore passate in studio aiutando suo padre, celebre scultore minimalista, a preparare i cartongessi per le grandi sculture geometriche. Niente televisione e neanche cinema la domenica. Dice che,per diventare artista, la volontà non c'entra. Di sicuro mai lo avrebbe immaginato. Parla di attrazione visiva, di sperimentazione, del sogno di farsi portare là dove le cose nascono. E poi migrano in posti sempre diversi. Provo a chiederle cosa pensa della bellezza. Ride. "Domanda troppo generica." Racconta invece di connessioni vitali. Che il mondo è meraviglioso altrimenti perchè ci saremmo così attaccati. Sembra in trance. Lavoro, disciplina, rigore. "Lo dico sempre ai miei assistenti: l'arte deriva da un'esigenza molto profonda. Seguite con estrema tolleranza le vostre propensioni. Senza giudicarvi troppo.Un giovane artista deve essere disposto a vivere nell'anonimato. Sentire fame di esperienza : ecco ciò che conta.
 
Torso 1991

venerdì 21 ottobre 2011

"Che cos'altro ti aspetti?"

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d'incontri
se il pensiero resta alto e il sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga
che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche aromi
penetranti d'ogni sorta, più aromi
inebrianti che puoi,
va' in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Monet, Cammino al mare

Sempre devi avere in mente Itaca
- raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Monet, Giardino di Giverny

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

(Costantino Kavafis, 1911)

 
 

giovedì 13 ottobre 2011

"You transfix me, quite"

        
Jane Eyre



                                 

Ieri sera ho avuto l'immenso piacere di vedere la recente trasposizione cinematografica del classico "Jane Eyre" di Charlotte Bronte diretto da Cary Fukunaga con due degli attori più in voga del momento: una struggente Mia Wasikowska(Jane Eyre) e un affascinante Michael Fassbender(Rochester,nonchè Freud in "A dangerous method".)
Ora, potrei decantarne le infinite bellezze, visibili e non, profondermi in lodi agli attori, rievocarne le parole,intonare la melodia portante, descrivervi con cura certosina gli alberi ingessati dal freddo, il mandorlo in fiore, certe trecce delicate, i colori vibranti della lavanda tra i mattoni o lattei di due rose su un davanzale. Ma non lo farò.
Credo che "Jane Eyre",come tanti altri, sia uno di quei film, che vanno assaporati in silenzio, lentamente, come una delizia di cui si vuole ritardare la fine, come una piccola porzione di perfezione concessa a tutti, come un'illusione spirituale.
Morirete di nostalgia per certi ricordi di letture che non avete mai udito, per busti slanciati come petunie che non avete mai rimirato e poi, quando crederete di esservi finalmente placati in un antico sogno,a film concluso, dovrete raccogliere le vostre cose per andarvene. Proverete una dolorosa soddisfazione mai provata prima e vi sentirete legati al film così come Rochester diceva di esserlo a Jane e vorrete, nel profondo, vivere un uguale disperato perpetuo amore come il loro.


                                           

giovedì 6 ottobre 2011

Risveglio

L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l'incapacità di servirsi della propria intelligenza  senza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa senza essere guidati da un altro. Sapere aude!  Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo dunque è il motto dell'illuminismo.
Pigrizia e viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo liberati dall'altrui guida (naturaliter maiorennes), rimangono tuttavia volentieri minorenni a vita; e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori. E' così comodo essere minorenni! Se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che valuta la dieta per me, ecc., non ho certo bisogno di sforzarmi da me. Non ho bisogno di pensare, se sono in grado di pagare: altri si assumeranno questa fastidiosa occupazione al mio posto. A far sì che la stragrande maggioranza degli uomini (e fra questi tutto il gentil sesso) ritenga il passaggio allo stato di maggiorità, oltreché difficile, anche molto pericoloso, si preoccupano già quei tutori che si sono assunti con tanta benevolenza l'alta sorveglianza sopra costoro. Dopo averli in un primo tempo istupiditi come fossero animali domestici e aver accuratamente impedito che queste placide creature osassero muovere un passo fuori dal girello da bambini in cui le hanno imprigionate, in un secondo tempo descrivono ad esse il pericolo che le minaccia qualora tentassero di camminare da sole. Ora, tale pericolo non è poi così grande, poiché, a prezzo di qualche caduta, essi alla fine imparerebbero a camminare: ma un esempio di questo tipo provoca comunque spavento e, di solito, distoglie da ogni ulteriore tentativo
.
E' dunque difficile per il singolo uomo tirarsi fuori dalla minorità, che per lui è diventata come una seconda natura. E' giunto perfino ad amarla, e di fatto è realmente incapace di servirsi della propria intelligenza, non essendogli mai stato consentito di metterla alla prova. [...]. Se pure qualcuno riuscisse a liberarsi, non farebbe che un salto malsicuro anche sopra il fossato più stretto, non essendo allenato a camminare in libertà. Quindi solo pochi sono riusciti, lavorando sul proprio spirito a districarsi dalla minorità camminando, al contempo, con passo sicuro.


Risposta alla domanda "Che cos'è l'Illuminismo", I.Kant